C’è stato un periodo, non troppo lontano, durante il quale l’attività principale era diventata (o tornata ad essere) la preparazione di manicaretti in cucina. Le uscite erano limitate, i ristoranti erano chiusi e molte aziende avevano adottato la formula del lavoro da casa.
Il cambiamento improvviso di ritmo, la riduzione degli impegni fuori casa e il desiderio di approfittare del tempo libero che, improvvisamente, era a disposizione, sono stati il mix che ha portato molti di noi a cimentarsi nella preparazione di pane, focacce, pizze, pasta fatta in casa, gnocchi, tortellini, tagliatelle e torte di ogni genere. Si è trattato di un rassicurante ritorno alle tradizioni delle nonne? Il desiderio di fare qualcosa tutti insieme in famiglia per non pensare troppo ai problemi? Difficile dirlo, ma senza dubbio è stato un modo per mantenere una sorta di normalità “aumentata”, cucinare, mangiare tutti insieme, riempire il tempo, le giornate, così stranamente vuote e lunghe, senza più fretta, né corse per il lavoro o per lo studio. I piaceri del mangiar bene!
Negli ultimi 10 anni è aumentato il consumo dei cibi pronti, i reparti di rosticceria dei supermercati propongono una vasta scelta pietanze da scaldare e sono nate molte aziende artigianali che producono pasta fresca. Il tempo per preparare il pane, la pizza, la pasta fatta in casa, nello stesso periodo, è diminuito gradualmente ed ecco che tornare a fare il pane, tirare la pasta al torchio o chiudere agnolotti è stato forse un modo di “aggrapparsi” a qualcosa di noto, antico e rassicurante.
Vi ricordate? Nei supermercati, alcuni alimenti erano diventati difficili da trovare: chi non ha provato, non trovando il lievito, a panificare col bicarbonato o lo yogurt o a dolcificare con le mele perché lo zucchero era finito? La fantasia italica si è sbizzarrita, con ottimi risultati!
Ma l’ingrediente principale era la farina in tutte le sue versioni, per dolce, salato, manitoba per la pizza, integrale, di farro, di castagne, la semola di grano duro…
Avremmo potuto immaginare, allora, che un ingrediente tanto comune e tanto familiare potesse essere oggetto di una potenziale rivoluzione non solo alimentare ma anche culturale e in qualche modo legata alle grandi problematiche dell’inquinamento e della fame nel mondo?
Chi avrebbe potuto prevedere che la farina sarebbe stata oggetto di tante polemiche, preoccupazioni e speranze contemporaneamente?
Come sapete, ad oggi, l’Unione Europea ha autorizzato il consumo di tre tipi di insetti: la tarma della farina, le locuste e il grillo domestico. Dovremmo dire “solo” tre tipi di insetti, poiché nel resto del mondo il consumo di insetti e larve è diffuso da sempre.
L’autorizzazione europea riguarda la produzione di pane, cracker, biscotti e pasta alimentare, snacks, pizza, salse e molti altri alimenti, sotto forma di “farina”, polvere, mescolata ad ingredienti più tradizionali.
Polemiche, preoccupazioni e speranze.
Nessuno di noi è abituato a pensare a quegli animali come a un cibo, fanno ribrezzo e ribrezzo fa l’idea che possano entrare nella nostra alimentazione. Quanto sarà difficile abituarsi? Scopriremo che hanno un buon sapore? O che non hanno alcun sapore o, al contrario, non sono affatto buoni? Voi cosa ne pensate?
Un’indagine di Coldiretti afferma che, ad oggi, il 54% della popolazione italiana sarebbe contraria: gli insetti sono considerati “estranei alla cultura alimentare nazionale” e non costituiscono una valida alternativa alla dieta mediterranea.
Alcuni studi si concentrano, inoltre, sulla presenza di sostanze che potrebbero essere dannose per l’uomo, come la cheratina, o sul fatto che non si conosce il livello di inquinamento negli organismi degli insetti o le corrette modalità di conservazione dei derivati di questo nuovo ingrediente.
Certo è che l’allevamento di tarme, locuste e grilli avrebbe un impatto sull’ambiente decisamente inferiore rispetto agli allevamenti tradizionali. Minor consumo di energia, di acqua, di suolo, riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, minor utilizzo di antibiotici.
Un aspetto da non sottovalutare è infine quello che riguarda l’aspetto nutrizionale, collegato al problema della fame nel mondo. Dovete sapere, infatti, che questi insetti sono molto nutrienti, sono ricchissimi di proteine di alta qualità per l’organismo, paragonabili a quelle della carne e del pesce, sono ricchi anche di acidi grassi e preziosi nutrienti. Inoltre, per ottenere un chilo di “massa” dagli insetti, di ciccia, per intenderci, bastano due chili di nutrimento, mentre per ottenere un chilo di carne bovina sono necessari otto chili di nutrimento per una mucca.
Cosa significa, in poche parole? Che, come afferma la FAO, potrebbero diventare il cibo del futuro nei Paesi più poveri, dato che l’allevamento degli insetti costa meno e produce cibo più rapidamente.
Ecco, quindi, perché questo argomento mette in moto polemiche, preoccupazioni ma anche speranza, è difficile non vederne tutte le sfaccettature.
Intanto, in Italia cominciano ad arrivare nei supermercati i primi spaghetti che contengono farina di grillo…
Ci abitueremo al “novel food”? Inizieremo o continueremo a leggere tutte le etichette alla ricerca dell’ingrediente da evitare? Oppure smetteremo di leggere le etichette? Chissà, lo scopriremo solo vivendo! ☺
Una cosa è certa, nelle case, nelle nostre cucine, le buone e sane abitudini non cambieranno mai: continueremo a purificare l’aria mentre cuciniamo, grazie alla tecnologia al plasma di Purehomeideas e l’essiccatore di rifiuti organici SmartCara continuerà a trasformare i nostri scarti alimentari provenienti da frutta, verdura, pasta, riso, patate, legumi, carne in un essiccato ottimo per nutrire piante e fiori.
Se arriverà la farina di grillo, SmartCara trasformerà anche quella, come ulteriore contributo all’equilibrio del nostro Pianeta!
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A presto!